Alessandro Bergonzoni

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Possiamo volere? La Repubblica Bologna, 15 aprile 2006
Abbasso l’ironia evviva la fantasia La Repubblica Bologna, 6 maggio 2006
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Noi chi. (ovvero coloro che potrebbero dare
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In attesa di prossimi funerali immani
(elogio alla commemorazione da vivi)
Diario numero 10, 2003
Inedito

Possiamo volere?

La Repubblica Bologna, 15 aprile 2006

Carissimo Romano e cara sinistra, bene, e anche grazie, siamo comunque arrivati al cambio! Avanti con la giusta e proporzionata euforia (e guai a non averla), avanti anche con la "felicità", che mi fa venire in mente anche altre felicità, che non siano solo quelle per il lavoro la scuola la casa i bot i cct il traffico la ricerca le tecnologie: mi piacerebbe "volere" (non solo e tristemente sperare) altro; un "altro" che credo e penso sia la base la genesi la fonte l’origine di tutte queste tematiche e di tutte quelle riforme giuste e finalmente doverose (ma che appunto non immagino più prive di "altri" temi di "altri" riguardi). Mi riferisco all’impianto culturale intellettuale antropologico antroposofico e perché no artistico che da adesso in avanti dovrebbe prender piede, dovrebbe allargarsi. Va bene una politica onesta e giusta, ma si può chiedere anche di spostare l’attenzione e il desiderio su argomenti di cui si é parlato troppo poco (Perché si e’ risposto giustamente a una controparte che di certi temi non sa neanche da che parte si cominci)? Si può pensare di non fare passare tutto attraverso l’economia e l’amministrazione ma cominciare a parlare anche di intelligenze, creatività mistero, inventiva, arte, conoscenza, non solo mercato e ragione? Possiamo volere anche più filosofia più letteratura piùattenzione all’essere in quanto anima coscienza spiritualità (e non ho detto religiosità), prima, anche se insieme all’idea di cittadino, di civico e di amministrativo? Possiamo avere prima che dell’identità nazionale regionale o provinciale un’altra attenzione su quello che "l’essere" umano magari rappresenta ancor prima di essere italiano emiliano o bolognese? Possiamo volere che certa incultura televisivo radiofonica del "volemose bene", del cazzeggio, dello sberleffo, della retorica e della tradizione, (che ci hanno imposto per anni), cominci a far parte di un programma non solo politico ma ontologico e deontologico della sinistra (che vorrei pensare particolarmente adatta)? Possiamo volere un cambio di rotta sull’idea dell’andare a vedere una mostra o un festival della filosofia solo per passatempo per poi tornare a casa e leggere gli stessi rotocalchi o vedere le stesse trasmissioni che uccidono la libertà di cultura di differenza e di intelletto? Possiamo volere inoltrarci ai "dentro di altre verità" grazie a persone come Gandhi (non quello delle pubblicità telefonica), Dalai Lama, Rudolf Stainer fino ai Terzani e chissà quanti altri ancora, per dubitare di una sola verità troppo sola, troppo rassicurante, troppo veloce e troppo utile? Possiamo voler parlare di più di concetti come dolore, inconscio, diversità, mente, scrittura poesia arti musica, non solo per comunicare costumi e vizi della nostra società? Possiamo volere che le parole riacquistino il significato dei concetti che gli sottostanno, prima di sentirle dire corrotte da tutti sempre e comunque solo perché ce lo insegna la pubblicità, ce ne ammorbano gli imitatori, ci rimbecilliscano con la chiacchera sportiva? Possiamo voler avere voglia che non sia più tutto sfida, battaglia, contro, vittoria, squadra, tifo, campanilismo o paura di parlare di qualcosa di meno rassicurante e di meno facile? (possiamo invece voler conoscere finalmente questa paura?) Piuttosto che parlare solo e giustamente di migliorare scuole e ospedali, industria e viabilità, possiamo volere che ci siano medici che parlano della morte, della differenza, del male, professori che parlano dell’essere prima che dell’essere studenti, industriali che ci raccontano se c’e’ qualcosa d’altro oltre all’ovvio profitto e al giusto mercato (prima di lamentarci dei perché siamo arrivati alle Parmalat e alle Banche pololari di Lodi ecc ecc), avvocati o giudici che ci parlino "oltre le parole", di pena detenzione colpa vendetta sociale, recupero? Campioni che ci dicano qualcosa di diverso o giochino e basta, invece che sproloquiare su eroismi sudore e sacrificio (concetto che andrebbe revisionato per l’abuso che se ne e’ fatto in questi anni)? Possiamo volere che chi apre librerie o musei tratti anche i perché della creatività dell’ispirazione del genio e non solo l’organizzazione ben curata e orgogliosa di un evento contingente? Possiamo volere che si parli di guerra non solo quando ci coinvolge, di minori non solo se sono i nostri, ma a prescindere dai fatti "reali", raccontare tradurre vedere al di fuori di quello che vediamo e sentiamo vicino, o quando non e’ di attualità (moda)? Si può volere? O noi cittadini vogliamo chiedere a voi politici solo di risolverci i problemi, questioni burocratiche, ingiustizie, danni, ma non di conoscerli, sviscerarli nell’essenza, andare oltre e cambiare le certezze intoccabili, come appunto immagine, profitti, ricavi, potere, consenso? Si può pensare al potere non come potenza per battere qualcuno o per primeggiare, ma alla "potenza" del potere come energia intellettuale d’anima, antropologica e "spirituale"? Ci siamo chiesti perché un uomo come lo scorso presidente del consiglio sia potuto esistere? (credo di si e molto!) Ma siamo sicuri che si tratti "solo" di errori ed orrori della politica, e non anche e soprattutto perché qualcuno gli ha fatto far leva su quello che chiamerei la (non solo sua) "arma di distrazione di massa" da altri temi, altri concetti altre essenze altre trascendenze? Possiamo voler denunciare l’incultura, l’assenza cerebrale, il vuoto non solo etico ma esitenziale di certi giornalisti che con la scusa dell’informazione e della cronaca abusano della loro idiozia e della nostra mente, chiedendo al padre di un morto da un’ora, cosa si provi? Possiamo volere cambiare l’idea di scoop a tutti i costi solo per nascondersi dietro lo sciacallaggio del vojerismo che noi permettiamo dando ascolto ai violentatori della decenza e della coscienza, applaudendo ai funerali come all’arrivo di uno spettacolo itinerante? Si può avere un mondo dello spettacolo dove si parla d’altro e non si imitano solo quelli che adorano farsi imitare (che da bersagli diventano ancora più protagonisti indiscussi), per colpa di che crede che un comico se non ha qualcuno da sbeffeggiare sia senza lavoro (e non parlo dei satirici "veri"e motivati, parlo della rivista per tutte le stagioni!)? Si può voler creare e non solo ri-creare, si può volere inventare e non parodiare come farebbe comodo a qualcuno perché così resta sempre al centro? Possiamo nel voler ringraziare i Grillo i Benni (uno come denunciatore civico e l’altro anche come scrittore sociale), i Roberto Roversi (come poeta,) e tutti gli altri "i" che per fortuna esistono, artisti che usano l’arte e non fanno solo "costume e società", volere anche diventare illuminatori della mente dell’anima, dell’essere, della trascendenza artistica, "denunciatori attivi e passivi di anni morti", e che da oggi "mutano" ma non taceranno mai? Tutto ciò può o non può deve o non deve far parte di un progetto anche politico? Meglio resti nei così detti cuori degli uomini, nelle così dette "volontà interiori", nei "soliti silenzi con se stesso", o può diventare immateriale materia di politica dello spirito, d’anima corporativa, d’intelletto civile, di personalismo sociale? Fa parte del programma? Possiamo volere?
Con soddisfazione stima e riconoscenza ancora vostro Alessandro Bergonzoni.