Alessandro Bergonzoni

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Le balene restino sedute

1989
Di e con Alessandro Bergonzoni
Regia: Claudio Calabrò
Scene: Mauro Bellei
Ufficio Stampa: Riccardo Rodolfi
Organizzazione e distribuzione: Progetti Dadaumpa
Assistenza tecnica: Tema Service
Produzione: I Piccioni di Piazza Maggiore
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Uno spettacolo a cavallo. Tra un recital e una lettura, un’intercapedine tra e tra. Protagonista un leggio leggiadro tra leggenda e lealtà, una lealtà mancante di promesse ma mantenute, quindi sicure bugie. Le balene che restano sedute sono dei cetacei mentali che arrivati in stazione non scendono mai, complice il pensiero mammifero che scende e che sale. Anche per questa ragione è possibile rinnegare l’appena detto: dire, fare, baciare, lettera, esperimento. Dire! Chi ha detto che è una penitenza?
La scenografia va a caccia di eventi tesi e provate a scavalcarla se ci riuscite. Se ciò accade i casi sono trentadue: rotto per rotto che niente resti intatto! Da tutto ciò si può capire che in questo lavoro ho sposato un’apnea e fuggo con lei per ovunque, scendendo sempre più in alto durante l’ora di racconti assoluti su vita sorte ed oracoli di una storia che finalmente non c’è, per la delizia del "non c’era una volta". Ecco, spiegato in parole poco abbienti, l’albero che comincia dai rami.
Spiegare di più sarebbe optatico e sontolo come lo sono l’inizio e la fine dello spettacolo Le Balene Restino Sedute.

Alessandro Bergonzoni

Questa lettura - spettacolo è stata liberamente tratta da alcune significative pagine dell’omonimo libro di Alessandro Bergonzoni. Intorno a queste, l’autore, ha ricamato un tessuto di immaginaria e improbabili considerazioni, ricostruendo un percorso tangenziale alla narrazione letteraria rispetto alla quale ritrova un’organicità diversa e personale. E’ una strada ancora legata all’immaginario, all’uso labirintico del linguaggio e alla comicità che si rivela nelle sue pieghe, col segno riconoscibile della scrittura di Bergonzoni che egualmente emerge dalla pagina scritta e da quella teatrale.
La scena circonda il linguaggio con personale autonomia, lo avvolge nella propria articolata frantumazione mentre il leggio, sofisticata macchina del discorso, sorregge frasi aggrovigliate come la sua forma.
Al centro, Bergonzoni, tra l’apparire e lo scomparire della lettura è ancora solo con la sua comicità.

 

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