Alessandro Bergonzoni

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Cari Fazio e Saviano Vita, 26 Novembre 2010
In che stato? Repubblica Bologna, 9 Febbraio 2011
Morti si nasce, vivi si diventa! Giudizio Universale, dicembre 2007 gennaio 2008  tratto dal testo immaginario di Alessandro Bergonzoni: “Part’oriente.”
Possiamo volere? La Repubblica Bologna, 15 aprile 2006
Abbasso l’ironia evviva la fantasia La Repubblica Bologna, 6 maggio 2006
Pantani Resto del Carlino, Il Giorno, La Nazione, 21 aprile 2004
Noi chi. (ovvero coloro che potrebbero dare
un calcio a certo sport)
Diario numero 42, 2003
In attesa di prossimi funerali immani
(elogio alla commemorazione da vivi)
Diario numero 10, 2003
Inedito

Articolo di Natale Sole 24 Ore

Apparso sul Supplemento Cultura del Sole 24 Ore di sabato 24 Dicembre 2011

Maceria prima: prima del suo immaginarla, prima del pensarla, prima ancora dell’ancora. Materia prenatale, nessuna nascita ovale, il canto dell’albero (abete, che tradotto in Tronco significa avete, voce del verbo “nonmanca”). Rovine come reato, tempo come alibi, processo delle cose. L’amputato si alzi: “Chi le ha tolto tutte le soddisfazioni?” “Lamemoria, non  ricordo... (tratto da un libro di Tavole, su cui scrivevano racconti per  bimbi dimenticati, dei primi del 400, avanti ancora: sempre in fondo agli occhi, dove si trova il cuore, a sinistra, no quello è il bagno, più in fondo in fondo, in fondo in fondo, in fondo che male c’è?) Niente male! Questo è il bello (non solo del Natale) Il bello di un periodo addobbato di colpo, in testa, che fa veder le stelle. Insomma materia grigia? In questo caso materia bianca. Come neve che cade, spinta, non perchè lo ha scelto lei (non si studia ancora la teoria del dispetto nella meteorologia, ci si accontenta delle previsioni... che orrore). Lei, la neve, secondo me non sarebbe mai caduta, perchè è bianca. Sono i colori che cadono, mica  il bianco, sono le feste che cadono, le ricorrenze, e i giorni, scanditi. Lo capisci dal rimorso, dal tatto, che la lingua braille riconosce, dolcemente. Pane per i tuoi denti, che sono una barriera corallina per le voci di dentro (vedi alla voce Roca). E Lei per le feste va via? No resto. Resti! Cosa succede agli avanzi o alle cose che restano? Continuano ad avanzare, rimangono, o gli succedono. Fisionomie a loro insaputa, incesto regalo, doni e perdoni. Ma che colpa ho, che cosa ho fatto, io sono stato buono… Non interessa il buono stato, le cose messe bene, le messe, il bene. A proposito, cosa ha scritto nella letterina? Troppo piccola per capirlo. Meglio una lettera grande, anzi meglio tante, non una sola. Facciamo 25 lettere, come il 25, quello di dicembre.
Una lettera per far sì,
una per migliorare i no,
quella per l’oltremodo (quello della maniera d’oro),
quella per accadere,
quella per immacolare,
quella  per roteare (occhi e pianeti, che poi son la stessa cosa),
per esuberare,
per levitare,
per dotare,
per canonizzare,
per arricciare,
per fendere,
per soffiare,
per molare,
per garrire,
per enucleare,
per pietrificare,
per divellere,
per sporgersi,
per davanzare,
per grondare,
per arrugginire,
per dragare,
per fiatare,
per indulgere (attenzione sono già più di 25!),
per pregarsi, assolversi e poi reincendiarsi,
avvolgersi, intuirsi ma  invocarsi e alla fine  ritenersi.
Ritenersi soddisfatti? Ritenersi offesi? (i nomi che mi hanno detto fino ad adesso da quando sono nato per la prima volta, erano solo l’eco di un appello di classe). Ritenersi adatti? Si! A quel periodo della terra in cui ci si asciuga in un lenzuolo sperando in una sindone, ci si abbraccia per inventare nuove unità di misura, e si augura a prescindere dal “mi”, nota stonata nel coro della notte più bambina che c’è. E il cielo? Cosa centra? Il cielo non centra siamo noi a entrarci… Il cielo si apre la notte di Natale essendo un regalo. E il mare allora quando si apre? Anche quello è un regalo. Già si è aperto secoli, secoli e secoli fa.E chi è che fa sti’ secoli? La realtà, chi vuoi che li faccia, è sempre lei. Ha avuto tempeste a disposizione, guerre intestine che l’hanno sciolta. Ha avuto incomprensioni a non finire, e non ha ancora finito; ha avuto soldi da vendere (e li ha venduti). Ha avuto a disposizione evi per evitare e non lo ha fatto, ere per ereditare e ha sperperato tutto quello che lasciano le possibilità… ti rendi conto? Un capitale così? Di lacrime: interamente versate… Ma lei niente, come se tutto fosse, ha continuato. Realmente, monarchica e autarchica, come in una rissa tra dita: alcune scappano, altre che potrebbero afferrare il concetto indicano chi tocca… E per un dito indicare non è mai educato, neanche quando serve per capire dov’è l’incendio, dov’è la  cometa, dov’è la capanna, dov’è lo zio Tom? Oh Zio, Zio mio che cosa c’entri con la parte dell’anno più paziente, ma anche l’altra mi sembra bella malata... Almeno è bella. Ma malata. O “alata”, come dice quell’angelo ottimista e volante, (col resto della pattuglia, acrobatica), che non si da pace, ma la vuole per noi. Intanto Rasoterra, l’angelo più giovane che c’è, mentre tiene per mano uno dei re magi, “Mirracolo”, ride ride, oh come ride, sembra un uomo. Gli altri angeli, licenziati in cielo (c’è crisi celestiale), non capiscono se l’uomo mette in mostra o si mette in mostra, se ha un muso o un museo al posto delle facce, se è l’opera, l’operatore o addirittura l’operato. Mentre guardano l’artista che usa la lima per costruire, i sassi per non colpire, le ruote per restare, il cemento per sollevare, la terra per buttare. Che siano le cose cadute, le uniche divinità a muover l’aria? Peccato, non saperlo. Un’illusione veniale credere di conoscere. Di chi è la colpa della bassezza degli uomini? Chi muove queste accuse? Son fondate, o fondamentali? L’arte può salvare? Non so se salvi ma è giunta l’ora che salpi, che parta, che faccia la rotta, e noi naviganti (non navigati) alè andare! Verso l’ignoto, lo stesso verso che usan i poeti. Dove? Sul momento. Quando? Sul nascere. Auguri?