Alessandro Bergonzoni

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Abbasso l’ironia evviva la fantasia La Repubblica Bologna, 6 maggio 2006
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Diario numero 42, 2003
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(elogio alla commemorazione da vivi)
Diario numero 10, 2003
Inedito

Abbasso l’ironia evviva la fantasia

La Repubblica Bologna, 6 maggio 2006

Il mio problema è che l’ironia è diventata una siepe dove dietro uno fa le porcate. Nel 2004 noi non vogliamo delle battute, vogliamo delle cose profondamente vere e poi delle cose profondamente comiche. Non c’interessa più il te deteinato, né l’acqua e vino. Vogliamo delle grandi acque e del vino tosto che impasta la lingua al palato. E quando parliamo di palato, voglio fondare un movimento per ripalatare lo spettatore, il lettore. Non abbiamo più palato. Va tutto bene. L’ironia ha tolto la febbre dalla fronte e noi non abbiamo più termometri. Noi gradiremmo che venisse fuori un comico che non fa il verso a un comico, che non fa il verso a un professore, che non fa il verso a u n alto, un basso, uno sciancato, alla donna. Noi vogliamo qualcuno che ci racconti un’altra storia. Forse Manzoni, Pirandello avevano necessità di svecchiare, d’abbassare il tono per arrivare al volgo perché c’era un’accademicità, una cultura, una profondità, una possenza esagerata. Qui il problema è opposto: senza far nomi, se Severgnini continua a far delle rubriche, non si va avanti. Ho bisogno di far dei nomi, la terza pagina del Corriere tratta delle persone che viaggiano. Io vi domando, dopo vent’anni di Fantozzi, ci serve ancora qualcuno che ci dice come siamo fuori dall’Italia - Mister spaghetti pizza telefonini? Io ho paura, credo che bisognerebbe iniziare a pensare a un terrorismo culturale, abbandonando il terrorismo politico e guerrafondaio. Andare a cercare certa gente e dirgli: sei un ironico? Dormi preoccupato, teso, perché ti veniamo a prendere. è un momento difficile. Il giornalista ironico: che cosa ironizzi, razza di deficiente, tutto un pomeriggio dalle 2 alle 6, con che sistema poi ? Con il sistema di inficiamento delle cose che dopo - dico il palato - la gente non capisce più. Dalle 2 alle 6 succede che c’è la mamma del carabiniere morto insieme a quella che si è rifatta un’anca insieme alla zia del carabiniere che forse morirà, e la zia ha detto preghiamo, e il giornalista ha detto grazie del suo intervento…
Qui l’ironia sta facendo dei morti, dei morti nel cervello. Uno dice: non si vedono. Ma son poi neuroni che vanno a bacchetti. La fuga dei cervelli, non l’ho detta io, ma avrei voluto, ma perché ci lasciate i corpi, se poi van via i cervelli? Prendetevi anche i corpi. E qui un ironico cosa farebbe? Perché ci lasciate la Marini, come cervello, lasciateci solo il corpo. Io non mi diverto più, non rido più su Cecchi Gori. Perché adesso, il problema che abbiamo poi nel cinema, lo dobbiamo anche a lui qui. Invece di apparire dire fare andare venire brigare finire sui rotocalchi, facesse del cinema. Mi verrebbe da dire: le terze pagine dei giornali, con l’ironia, cosa hanno pensato di fare? Non ci legge più nessuno, mettiamo qualcosa di più leggero. E qui introduco un tema importante: leggerezza. Ma cosa dobbiamo essere, più leggeri di così? Siamo al f ilo dell’alitosi. è un attimo. Dobbiamo appesantire. Chi non ha voglia di leggere la terza pagina su Dalì, su Rauschenberg, sui filosofi tedeschi, bene, si compra Chi e va a leggersi Chi, ma non tu, tu Stampa, tu Corriere della Sera, tu Repubblica vai a prendere quei lettori lì? Ieri l’altro un dibattito sulla radio, perché è andata a finir male. Perché abbiamo dovuto prenderci i giovani. Smettiamo di prenderci qualcuno, facciamo un lavoro profondo. Sei un presentatore, fai il presentatore, non voler fare il presentatore ironico. Fai la radio? Dose e Presta (Il ruggito del coniglio, ndr) sono un problema grosso, secondo me. Non possono telefonare alla gente e sentire cosa ha fatto lei, il carciofo è vero che fa la bocca amara? Ci stanno fottendo con l’ironia. Io proporrò, a Torino, di fondare un movimento. Scendiamo nella piazza della nostra testa e manifestiamoci, diciamoci uno per uno: ma cosa sto guardando? Cosa sto leggendo? Non è possibile che uno dica tutte le volte: ho letto Queneau, poi ho letto S hakespeare ma poi ho dovuto rifarmi la bocca. Cos’è questo bisogno di caldo e freddo? Oggi serata di sesso, domani vado a messa tutto il giorno. Noi puntiamo ad altro. Appena mi esci dalla messa lì sul sagrato il sesso! Puntiamo non al concetto ironico, noi puntiamo all’agglomerato della fantasia impazzita. Ecco un termine che non ho sentito prima, fantasia. L’ironia non tocca la fantasia. Il potere è alla fantasia. Io sono uno che non ha inventato niente. Prima c’erano i Fratelli Marx. Cochi e Renato. Ci sono comici vivi che sono già morti, e comici morti che rimarranno sempre vivi, e saluto Walter Chiari che in questo momento ci sta ascoltando e voglio dirgli: tranquillo non ti paragoneremo più a noi, perché tu Walter Chiari con noi non c’entri. Mentre io noto che tutte le volte che viene fuori un comico, che sta al sabato in televisione, è Walter Chiari. Come non sopporto Sordi e lo trovo troppo ironico, che ha fatto dell’ironia questo bisogno dell’Italia del dopoguerra. Mi piacerebbe che fosse an cora vivo e che facesse della comicità del duranteguerra, mi divertirebbe vedere come reagirebbe a questo ambito sociopolitico. Ho bisogno di reagire all’ironia, all’ironia delle aziende, all’ironia dell’uomo della strada che mi dice: lei dovrebbe essere alle Poste tutte le mattine. Ma alle poste ci stai tu, ci stai tu, perché vuoi vedere il cliente, quello che si mette le dita nel naso. Non me ne frega niente delle sue dita nel naso. Se le mette a un altro nel naso, allora vengo a vedere, mi interessa la trasgressione, la surrealtà del gesto, la fantasia e l’immaginazione. Quelli che dicono, dovresti passare una mattina al Pronto Soccorso, lì sì che c’è da ridere. Questa ironia, perché andiamo a toccare il dolore. Il medico per affrontare problemi, ad esempio oncologici, deve montare l’ironia. Tu non monti l’ironia. Tu monti una capacità superiore di apprendimento. Cacci dentro delle turbine, non dell’ironia. L’ironia la può montare, forse, il portantino. Il mondo della medicina e l’ironia, vor rei trattare questa ironia, vorrei vedere questi sorrisini, il medico che per addolcire la pillola fa l’ironico. Tu non addolcire niente, impara un nuovo linguaggio di comunicazione con il paziente. L’ironia è concessa alla gente comune. Nella propria vita, vuoi fare ironia? Fai ironia. è la quinta volta che cadi per le scale quella mattina lì? In effetti, è meglio che tu te la rida un po’. Io andrei a vedere i significati della quinta caduta, ma la gente di solito fa ironia. E fatela. Ma all’artista, con la a minuscola, come siamo, non è possibile condividere questo abuso di ironia, che sta arrivando dappertutto, e sta inficiando anche la scrittura. La gente scrive per poter fare sorridere. Sorridere, non ridere. Bisogna essere garbati. L’ironia non deve mai toccare la volgarità: ma poi siccome l’ironia è nata per dar senso agli aggettivi, c’è anche l’ironia pesante, però è sempre ben accetta. Perché ti permette di esser volgare, senza un’idea. Perché alla fine tra tutti gli organi maschili e femmi nili eccetera, io adesso voglio che qualcuno me lo sposti il luogo, almeno. Se devi essere ironico sugli stessi organi, con le stesse parole, inventami qualcosa. Io trovo che sia una donna molto ironica, l’artista che fa delle performance sul proprio corpo. Quella che si opera - Orlan, ndr - è veramente una che fa ironia. Lei va in sala operatoria e decide di spostarsi l’orecchio, il medio del piede … Costruisce. è l’unica forma nuova, in questa epoca. E’lì che io propendo. Per vedere il punto di non ritorno. Io ho bisogno della parola idea, immaginazione, ho bisogno della divinizzazione del concetto di creatività. Non posso più pensare che io sia un intrattenimento. Non ci possiamo intrattenere sulle cose della vita. L’ironia va a rovinare tutto. Varni, vuoi metterti un costume da bagno e una gonna leggera? Mettitela, ma poi non ancheggi, cammini come se avessi la cravatta. Adesso fanno ironia sugli ironici che han fatto dell’ironia. Io con Noschese non avevo granché da dire. Il potere era là e Nosch ese era lì, e poi le denunce. Non vengo a dire che è inutile, che i Luttazzi, i Paolo Rossi sono inadatti. Io credevo che fosse finita l’epoca della satira. Non è finita e dobbiamo andare avanti. Però non è assolutamente detto che ci debba essere come oggetto un qualcuno che è già la derisione totale, assoluta. Perché non si prendevano in giro Arlecchino e Pantalone, una volta? Perché erano le persone, le figure che erano già caricature. Io voglio chiedere ai colleghi perché si devono usare la stampa, i libri, televisioni e radio per prendere in giro un allenatore di calcio, per prendere in giro Marzullo? Che tipo di ironia vogliamo fare? Che tipo di battutismo? L’ironia del cinema. Uno dice, dimenticati il tuo mestieraccio, siete dei cabarettari, siete dei comici. Il cinema, con tutto il rispetto per il cinema giovane, a basso costo, ho visto Fortezza Bastiani, mi domando, lo chiedo agli studenti. C’è bisogno di rappresentare quel mondo, qual è l’utilità? Wim Wenders è un astronauta? Dalì è ironico? An diamo su un livello di passione sanguigna, di bisogno di violenza, di altro. L’ironia non permette altro. è una diga. Io quando scrivo lo faccio per far vedere la prima volta, non per far rivedere. A me non piace prendere in giro, a me piace portare in giro. Io chiedo: appesantiamoci. Non facciamo ironia sul sesso, facciamo sesso, ampliamo le zone erogene, Pordenone, Parma, Pavia, allarghiamole, usciamo dal corpo di Bacco, andiamo a trovare zone comuni denuclearizzate ma erogene da qui alla Brianza. Ecco. Non mi interessa più cosa fa Totti. Devo sapere se chi vive con lui sei la mia polenta adesso, entra nella pentola col manico che ti devo bollire. Se dice questo non mi interessa più. E dormimi preoccupato, perché vi veniamo a prendere. Ci sono delle brigate bianche, delle brigate culturali che vengono, non picchiano, ma la violenza bella e buona, dormi preoccupato ci hai scassato. Il desiderio è quello di non approfittare più dell’ironia, l’ironia è un amo per abboccare. Noi pubblico, e noi creativo, noi dobbiamo rispondere, fare un movi-mente. La cordialità, io credo che sia da bloccare. Tutti i famosi ale che non vedo più: geniale, originale, subliminale, inguinale, prenatale. Siamo pieni di battute, motti di spirito, apriamo internet e vediamo se la stupidità fosse dolorosa. è bella come frase, ma andiamo a fondo. Facciamola diventare dolore a chi è stupido. Voglio proseguire la perversione, la provocazione. Non mi fermo alla provocazione semplice. Il cibo: prima abbiamo dato un valore esantematico - se sapessi cosa vuole dire -, poi abbiamo deciso d’andare in tivù, di deriderlo. State a casa vostra, non ci interessa. E qui però c’è la connivenza. Loro ti rispondono: noi facciamo ciò che ci chiedete. La domanda la faccio a voi: la connivenza, la responsabilità di essere stati a vedere in 11 milioni Bilancia che parla con Bonolis: la domanda è questa qua. State a vedervi Striscia la notizia che per delle ore fa vedere una testina finta sul corpino finto, chi sono quei dodici milioni? Chi sono? Chi sa rà ‘sta gente? O non ci lamentiamo più e cogliamo i frutti che l’albero ci dà. O se ci lamentiamo, rispondiamo. Sciopero degli spettatori. Scioperiamo. Non tenere accesa la tivù e poi dici tanto non la guarda. E’come mettere in moto la macchina e andare in centro in bicicletta. Ma vai in bicicletta, che è molto più bello. Vai dentro e pedali. Io adesso farò una provocazione al Comune, io vado in centro ma dentro la macchina sono in bicicletta. E voglio provare a vedere qual è il mezzo che vince. Sono in macchina ma vado in bicicletta. Se poi riesco a mettere la macchina dentro l’autobus è il top. Non me li fan più quegli autobus con i cargo dietro. Abbiamo fatto ironia su un corridore di bicicletta, fino a tre ore dopo che è morto. Sveglia! L’ironia è una malattia, è la schifosa rassicurazione. Noi dobbiamo essere rassicurati che stiamo facendo per scherzo. Questo è il punto. No, non stiamo scherzando. Andiamo a divertirci per davvero, o ce la andiamo a menare. E’ora che smettiamo di riconoscerci in qu alcosa. Farò un movi-mente: vogliamo pensare ad altro. Sei un artista: mi fai vedere cose diverse? I gialli, con tutto il rispetto per chi scrive gialli: 5-6 poliziotti si sono messi a scrivere, perché la letteratura poliziesca deve passare da noi, oggi sono cambiati i mezzi. Ma razza di severgnino che non sei altro, cosa deve passare da te? Se tu scrivi un giallo devi stupirmi con un giallo, devi inventare, non mi devi parlare della mamma di Cogne o della bomba di Bologna. Tu sei un romanziere, e un romanziere inventa, crea. Tu sei un pittore, non fai il verso a qualcuno.

Alessandro Bergozoni